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05/07/2018
di Simone Freddi

Beduschi, GroupM: «Il GDPR non ha rallentato la spesa in programmatic»

La nuova normativa europea sulla protezione dei dati personali finora non ha influito sulla spesa complessiva dei clienti negli acquisti di media su piattaforma, secondo il Ceo della media holding di WPP

L’arrivo del GDPR lo scorso 25 maggio ha avuto una serie di effetti tangibili sull'funzionamento dell'ecosistema del programmatic ma finora «non ha influito sulla spesa complessiva dei clienti negli acquisti di media su piattaforma», ci ha detto Massimo Beduschi, Ceo e Chairman di GroupM, a margine dell’evento Think – Change for Tech organizzato giovedì a Milano dalla media holding di WPP insieme a The European House - Ambrosetti (qui l'articolo dedicato). Al momento non trova quindi riscontro la preoccupazione che le aziende, spaventate dall'incertezza sugli effettivi meccanismi della nuova normativa europea sulla protezione dei dati personali e dalle sanzioni salate per le violazioni, potessero decidere di dirottare parte degli investimenti su canali più "tradizionali". Di certo, l'arrivo della nuova regolamentazione ha posto ancora di più l'accento sul valore dei dati, della loro proprietà qualità e della qualità dell'uso che se ne fa. Un tema che si lega per le aziende alla possibilità di gestire "in autonomia" queste operazioni, mettendo a frutto il loro patrimonio di dati di prima parte anche portando in house la gestione degli acquisti di media digitale. Recentemente, peraltro, proprio un cliente di GroupM, Vodafone, ha annunciato di voler portare all’interno dell’azienda l’acquisto di tutti i “biddable media”, quindi il Programmatic ma anche Social e Search. «Quella del media buying in house è una tendenza che sicuramente c'è e di cui ci dobbiamo occupare - ha commentato in proposito Norina Buscone, VP Research di GroupM Italia -. Il futuro delinea senz'altro una maggiore ibridazione delle competenze dei clienti con quelle tradizionalmente appannaggio delle agenzie, tuttavia il media buying richiede strutture e competenze specifiche che oggettivamente non sono alla portata di tutti i clienti, se non quelli molto grandi. Non è poi detto che "fare da sé" si riveli la strategia migliore a lungo termine. In ogni caso, noi puntiamo essere per i clienti sempre di più un business partner, in una logica di consulenza e mettendo in campo quella che è la nostra expertise».

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