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17/02/2017
di Alessandra La Rosa

Gli editori sono preparati all'avanzata del mobile?

Secondo una ricerca condotta a livello globale, non proprio: mancano competenze sul linguaggio HTML5 e gli sforzi impiegati per la monetizzazione non sono ancora al livello di quelli riservati alla display

Come stanno rispondendo gli editori all'avanzata del mobile? Non benissimo, secondo una ricerca internazionale di The 614 Group, condotta su oltre 40 publisher a livello globale. Lo studio ha evidenziato come all'interno delle società editoriali manchino ancora competenze riguardo l'HTML5 e gli sforzi impiegati per la monetizzazione non sono ancora al livello di quelli riservati alla display. Lo studio è suddiviso in tre parti. La prima è inerente la preparazione degli editori sul mobile ed evidenzia che, a fronte di un carico di lavoro di trafficking per il 50% sul mobile, solo il 25% dei team in-house possiede competenze in linguaggio HTML5. Un gap evidentemente da colmare per poter rimanere competitivi. Inoltre, il 50% degli editori utilizza due o ancor meno partner per la pubblicità mobile (contro quelli utilizzati per la display) e la viewability su mobile non sembra essere ancora emerso come discriminante per gli acquisti pubblicitari: oltre il 72% dei publisher coinvolti ha dichiarato che il 24% o ancor meno delle loro campagne richiedono requisiti di visibilità, e solo il 15% dichiara che li richiede almeno la metà dei propri annunci. La seconda parte della ricerca si concentra sull'aspetto della monetizzazione mobile, e ha coinvolto 5 delle maggiori società specializzate nel campo: AerServ, AppNexus, OpenX, PubMatic e Rubicon Project. Dai colloqui con questi operatori, è emerso che l'ad blocking in questo momento non appare essere un problema per il mercato dell'ad tech mobile: il fenomeno, infatti, non sembra stare avendo un impatto significativo sul loro business. Un altro aspetto emerso è quello dei CPM della pubblicità in-app, considerati dagli editori al di sotto delle aspettative. Bassi ricavi sulle inventory che, secondo lo studio, potrebbero essere dovuti a una serie di fattori, alcuni dei quali sono di responsabilità degli editori stessi; ad esempio, molti publisher continuano ad utilizzare su mobile le stesse strategie che usano su desktop, o pensano alla monetizzazione su base CPI aspettandosi invece dei ritorni in CPM. Tema particolarmente sentito dagli editori è poi quello della brand safety, su cui le società di ad tech si stanno impegnando con vari approcci. La terza ed ultima parte del report è dedicata infine alle tecniche di monetizzazione su mobile. In questo ambito, lo studio rivela che l'header bidding è definitivamente arrivato sul mezzo, sia su mobile web che in-app. Inoltre, sta emergendo anche la tendenza a una semplificazione del rapporto tra publisher e software development kit, con diversi operatori che stanno sviluppando soluzioni semplificate per gli editori. Altro trend segnalato dallo studio è l'esigenza, da parte dei publisher, di avere dei partner che spendano tempo e risorse nella cura e nella gestione delle fonti di domanda: una caratteristica che sta diventando indispensabile nella scelta dei fornitori tecnologici. La ricerca ha coinvolto editori del calibro di Condé Nast, Thomson Reuters, The Weather Company e AccuWeather.

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