Lo si legge in un rapporto della compagnia di sicurezza informatica Cheq, secondo cui le ragioni alla base di un fenomeno in continua crescita sono la scarsa regolamentazione e la complessità del mercato
A livello globale, il costo delle frodi pubblicitarie online sarà di 23 miliardi di dollari e potrebbe addirittura raggiungere i 30 miliardi se si includono nel conteggio i costi indiretti economici e sociali.
Lo si legge in “The Economic Cost of Bad Actors on the Internet, Ad Fraud 2019”, un rapporto della compagnia di sicurezza informatica Cheq che, impiegando analisi economiche, dati proprietari e interviste, ha rivelato l’entità dei danni causati a inserzionisti e consumatori e investigato sulle cause prime del fenomeno.
Secondo le previsioni, che danno inoltre la spesa in annunci digitali a 316 miliardi nel 2019, sono essenzialmente due le ragioni che hanno determinato un’erosione così significativa del mercato: la prima è la mancanza di regolamentazione, la seconda è la complessità.
E la situazione è destinata a peggiorare, stando alle stime di Cheq infatti i costi per gli inserzionisti raggiungeranno i 26 miliardi di dollari nel 2020, 29 miliardi nel 2021 e 32 miliardi nel 2022. Costi che ricadranno sproporzionatamente sulle spalle delle piccole imprese, che per fronteggiare le frodi non dispongono di grandi capitali come i marchi più consolidati.