Un nuovo rapporto pubblicato dall’Interactive Advertising Bureau rivela che l’audio digitale costituisce un ambiente pubblicitario sicuro per i marchi.
La ricerca, il cui oggetto sono stati nello specifico formati come podcast e musica in streaming, afferma che l’audio digitale ha molto da offrire ai marketer in cerca di un maggiore livello di controllo sui loro messaggi.
È emerso inoltre che gli ascoltatori di audio digitale tendono ad essere particolarmente interessati al contenuto, con una fruizione che avviene principalmente durante gli spostamenti su mezzi di trasporto o in palestra. Il consumo avviene spesso attraverso applicazioni, dove gli annunci non sono saltati.
Secondo il rapporto, molti formati e operatori del comparto sono in grado di fornire un ambiente dove marchi e agenzia siano certi della qualità e della sicurezza dei contenuti associati ai loro annunci.
“Un importate elemento per gli inserzionisti, nell'ambito della brand safety, è assicurarsi che la pubblicità non sarà ascoltata in un contesto che possa danneggiare la reputazione del marchio”, ha scritto in un articolo a corredo della ricerca Jennifer Lane, Audio Industry Lead di IAB.
Nel caso dei servizi di streaming musicale, come Pandora e la versione gratuita di Spotify, gli annunci possono essere inseriti in maniera dinamica, permettendo agli inserzionisti di scegliere canali, playlist, generi o artisti che siano appropriati per i loro marchi. IAB stima che la percentuale di marketer che acquisterà annunci su radio e audio digitale crescerà di quasi tre volte nel prossimo anno.
Per quanto riguarda i podcast e i programmi di genere talk, l’opportunità maggiore è l’integrazione dell’annuncio. La pubblicità è integrata nella trasmissione e alle volte letta dagli stessi presentatori o dalle personalità partecipanti. Questi annunci non vengono quasi mai saltati in quanto sfruttano il vantaggio della relazione unica tra ascoltatore e il programma.
“Ciò crea un’esperienza di ascolto forte in termini di udibilità e permette all’inserzionisti di lavorare più da vicino con un editore, il produttore di un programma o anche il presentatore per garantire la giusta sicurezza per il marchio”, conclude il rapporto di IAB.