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10/11/2016
di Cosimo Vestito

Ad blocking, la pratica è più diffusa tra i millennial

Una ricerca globale di Kantar TNS ha registrato che il 20% dei naviganti tra i 16 e i 24 anni utilizza filtri anti-pubblicità, una quota superiore a quelle registrate per altre fasce d'età

I millennial dimostrano di avere una sensibilità particolare nei confronti della pubblicità e, senza dubbio, sanno a quali mezzi tecnologici ricorrere per proteggersi dai messaggi indesiderati. Una ricerca di Kantar TNS, che ha coinvolto individui da oltre 50 paesi, ha registrato che, complessivamente, il 18% degli utenti internet blocca gli annunci. Si è riscontrato che l’ad blocking è sensibilmente più comune tra i rispondenti più giovani, il 20% dei naviganti tra i 16 e i 24 anni ha sostenuto di utilizzare filtri anti-pubblicità. La quota è scesa al 14% fra le persone tra i 55 e i 65 anni. I tassi di impiego dei blocchi variano a seconda dei paesi, ma le probabilità che i giovani oscurino gli annunci sui loro browser web, inclusi i dispositivi mobili, sono maggiori. In Italia, come anche negli Stati Uniti, gli utenti dicono di farlo per evitare inserzioni intrusive e irritanti, come quelle che bloccano il contenuto, seguono lo scorrimento della pagina o avviano audio e video automaticamente. Secondo uno studio di GlobalWebIndex condotto nel secondo trimestre 2016, a livello globale gli utilizzatori di blocchi cercano di contrastare tali disagi. Oltra la metà (55%) ha dichiarato di aver respinto la pubblicità perché noiosa o irrilevante, mentre il 48% ha lamentato annunci che occupavano troppo spazio e si intromettevano, il 44% a causa degli annunci intrusivi. Ad ogni modo, il sondaggio di Kantar TNS ha rilevato che l'ad blocking non comporta una chiusura di principio ai messaggi di marketing dei marchi da parte dei naviganti. Si sono registrate, infatti, reazioni positive agli annunci sui social media, specialmente da parte dei giovani.

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