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12/06/2017
di Alessandra La Rosa

Ad blocker nei browser. Ecco cosa ne pensano gli operatori del mercato

Quali potrebbero essere le conseguenze della presa di posizione di Google ed Apple contro la pubblicità fastidiosa? Lo abbiamo chiesto a Blue 449, RCS Pubblicità, GroupM, Triboo Media, Phd, SpeeD, Quantum e 4W MarketPlace

Nelle ultime settimane i filtri anti-pubblicità sono tornati ad essere uno dei temi caldi dell’industria pubblicitaria. E’ successo dopo che Google ha annunciato che il prossimo anno aggiungerà un ad blocker al suo browser Chrome. Annuncio seguito, a breve distanza, da quello di Apple, relativo a due nuove, prossime funzionalità di Safari, entrambe volte a mettere dei paletti all’invasività pubblicitaria. Le novità di Google ed Apple hanno subito riscosso ampia risonanza. La prima perché Chrome è il browser più utilizzato in assoluto (secondo statistiche della società specializzata NetMarketShare, lo usano quasi 6 dispositivi su 10 tra desktop e mobile), e dunque l’integrazione di un ad blocker in esso potrebbe avere un impatto molto rilevante sul mercato. La seconda perché, nonostante non si sappia se la soluzione sarà attivata di default su Safari, quanto a livello di configurazione sarà richiesto agli utenti e se essa verrà estesa anche alla versione mobile del browser, la novità rimane comunque un decisivo passo di Cupertino verso la salvaguardia della privacy dei propri utilizzatori e potrebbe andare a discapito della industry pubblicitaria, soprattutto quella data-driven. Naturalmente, il mercato adesso si interroga su quali potrebbero essere le reali conseguenze dell’integrazione di filtri all’interno di due tra i principali browser utilizzati. Lo abbiamo chiesto ad alcuni dei principali operatori del mercato italiano, lato acquisto e lato vendita. Ecco cosa ci hanno risposto (clicca sui titoli per leggere le interviste).

Andrea Di Fonzo, Blue 449: «Il mercato dell’advertising saprà trovare soluzioni opportune»

Roberto Zanaboni, RCS Pubblicità: «Potenzialmente l’effetto potrebbe essere devastante»

Andrea De Togni e Antonello D’Elia, GroupM Italia: «L’impatto dipenderà dai criteri di filtro degli annunci»

Giangiacomo Corno, Triboo Media: «Una possibile opportunità per la nostra industry»

Irene Carta, Phd: «Necessario trovare un punto di sostenibilità»

Fabrizio Tomei, SpeeD – Gruppo Monrif: «Possibili conseguenze pesanti sui ricavi degli editori»

Alessandro Ceratti, Quantum Native Solutions: «E’ ora che la pubblicità rimetta al centro l’utente»

Pattano, 4W MarketPlace: «Una questione allarmante»

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