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11/01/2018
di Alessandra La Rosa

Società di retargeting a caccia del consenso degli utenti per anticipare la GDPR

Per quelle società che sul tracciamento degli utenti hanno costruito il loro business, avere il consenso è fondamentale. Ma non è sempre facile

Con le nuove misure di Apple contro il tracking degli utenti su Safari e la definitiva entrata in vigore della GDPR a maggio, si prospettano tempi difficili per chi, proprio sul tracciamento delle audience, ha costruito il focus della propria offerta. Ad esempio, chi si occupa di retargeting. Alcune di queste società hanno cercato di correre ai ripari, inventandosi dei modi per ottenere il consenso diretto degli utenti per il tracciamento. Tra queste ci sono Criteo e AdRoll, che, secondo quanto riporta Digiday, avrebbero iniziato ad erogare sui browser degli utenti dei messaggi che, una volta chiusi, autorizzano automaticamente il tracking. Una modalità che, secondo la testata, non sarebbe tra le più ortodosse, facilitando l'autorizzazione del tracking molto più dell'opt-out, i cui link sono generalmente meno visibili. Il messaggio in-browser di AdRoll contiene un pulsante "accept and close" al posto del normale tasto di chiusura della finestra, lasciando l'opzione di opt-out in mezzo al messaggio. In quello di Criteo, il tracking viene autorizzato cliccando qualsiasi link della pagina, mentre l'esclusione del tracciamento, anche stavolta, è in una sola posizione in mezzo al testo del messaggio. In effetti, la GDPR prevede che l'uso dei dati richieda un esplicito permesso da parte degli utenti, ed anche la mossa di Apple per limitare il tracking sul browser Safari andrebbe proprio nella direzione di dare agli utenti un maggior controllo di quando, dove e a chi concedere i propri dati. L'altro lato della medaglia è però il business di una certa categoria di società, che proprio sulla raccolta degli insight sui consumatori tramite i cookies hanno costruito la propria offerta. Solo un mese fa, la stessa Criteo aveva dichiarato ufficialmente che, qualora non fosse riuscita a sviluppare in tempo una soluzione alternativa per aggirare la questione, il blocco del browser di Apple avrebbe potuto avere sulle sue entrate del 2018 un impatto del 22%. Una percentuale non da poco. Ed anche con la GDPR c'è poco da scherzare: se da un lato il regolamento prevede una maggiore consapevolezza degli utenti sul trattamento dei loro dati, il che potrebbe implicare una minore quantità di dati disponibili e dunque un targeting pubblicitario meno aggressivo, dall'altro, per le società che non si adeguano, impone cospicue sanzioni economiche.

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