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07/07/2017
di Cosimo Vestito

Nokia e il Programmatic: «Sfruttare al meglio analisi e tecnologia per differenziare la comunicazione»

Intervista a Silvia Belloni, Marketing Manager di HMD Global, l'azienda che ha rilanciato lo storico marchio finlandese di telefonia

Il marchio Nokia è tornato sul mercato con tre nuovi smartphone, dei dispositivi dotati di sistema operativo Android che fanno dell'affidabilità e della semplicità d'utilizzo i loro punti di forza. A commercializzarli è stata HMD Global, l'azienda finlandese che ha preso in licenza il marchio in seguito alla vendita, da parte di Microsoft, della divisione "feature phone" di Microsoft Mobile. La campagna di comunicazione a a supporto del lancio è stata caratterizzata dall’uso predominante del digitale per conquistare il pubblico più giovane. In seguito ad prima fase di pianificazione search, sono state effettuata attività in programmatic. E proprio di tecnologie per l'automatizzazione pubblicitaria abbiamo parlato con il Marketing Manager di HMD Global, Silvia Belloni. Qual è l’approccio del tuo team al marketing digitale? «Il marketing digitale è la nostra prima scelta di comunicazione. Il nostro target primario sono i millenials, che sono nativi digitali appunto, partiamo quindi da lì. Le campagne, sia di brand che di prodotto, saranno monitorate sui vari canali sia a livello globale che locale. Questo ci permetterà di valutare la bontà della campagna stessa e, se necessario, di modificarne alcuni aspetti». In linea generale, in che modo e con quali obiettivi usate il Programmatic? «Lo utilizzeremo per controllare copertura, target ed essere certi di far arrivare il giusto messaggio al momento giusto ad un target definito, soprattutto relativamente a Display, Mobile e Video (inclusi YouTube e Twitter)». Vi avvalete della collaborazione di strutture esterne per il Programmatic Buying? «Sì certo, l’attività sarà sviluppata dalla nostra agenzia media a livello globale, Essence), che darà poi indicazioni ai singoli Paesi, in cui operiamo con Mindshare, per suggerire il miglior piano di acquisto». Ci sono degli aspetti dell’”ecosistema” del programmatic che secondo voi andrebbero cambiati o migliorati? «In realtà, crediamo che l’acquisto automatico sia un’opportunità per reinventare la pubblicità e raggiungere un livello di efficacia ed efficienza senza precedenti, dando indicazioni chiare e identificando al meglio i canali da utilizzare sui target definiti». Oltre che un modo di ottimizzare l’acquisto di spazi media, definireste il Programmatic anche come un modo per valorizzare il rapporto con i prospect/clienti? «Il collegamento è ovviamente diretto. È un modo per identificare meglio canali su target specifici e indirizzare in maniera più accurata i messaggi». Di quali tipologie di dati vi avvalete a supporto delle vostre strategie programmatiche? Quali “funzionano” meglio? «Il panel è in via di definizione e i primi risultati li avremo al termine del primo round di campagna, anche se ovviamente avremo le prime indicazioni in corso d’opera». Il Programmatic può essere utile anche per campagne di brand, o dà il meglio in relazione a obiettivi di performance? «Gli obiettivi di performance possono essere sia di prodotto che di brand e crediamo che il Programmatic possa supportare entrambi». Come differenziate le vostre strategie rispetto ai due differenti obiettivi (brand vs acquisizione o conversione)? «Per noi sono importanti entrambi. Il marchio che abbiamo l’onore di comunicare attraverso i nostri dispositivi è sicuramente di grande richiamo, ma va assolutamente rinforzato nella preferenza dei nostri clienti. La brand awareness sarà sostenuta attraverso campagne di brand digitali, mentre la conversione mediante campagne omnichannel». Alla luce dell’attuale scenario della comunicazione online, quali sono oggi le maggiori sfide di marketing per voi e i vostri competitor? «Sfruttare al meglio analisi e programmatic per differenziare la comunicazione e raggiungere target e obbiettivi prefissati». Che tipo di evoluzione futura vi aspettate per il marketing digitale? «Immagino che l’integrazione tra “macchine”, analisi automatiche e interpretazione delle stesse possa portare a un progressivo miglioramento della qualità della comunicazione e di conseguenza a un più rapido raggiungimento degli obbiettivi. Anche se ritengo che l’esperienza del cliente debba necessariamente contemplare un percorso di tipo omni-channel, non solo limitato al digitale».

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