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08/03/2018
di Alessandra La Rosa

ePrivacy: i timori degli operatori in una lettera a Bruxelles. Tra i firmatari FIEG, Teads, Criteo e IAB

Cinquanta editori e player del mondo digital hanno scritto alla Commissione Europea per chiedere una revisione del regolamento, che impone l'esplicito consenso degli utenti alla raccolta e utilizzo dei cookie

Mentre il mercato si prepara alla definitiva entrata in vigore della GDPR, prevista per il 25 maggio, c'è un'altra normativa europea che in questi ultimi tempi sta facendo impensierire la industry sulle sue possibili conseguenze: il cosiddetto Regolamento ePrivacy. Il Regolamento, che va a modificare la “vecchia” direttiva ePrivacy riferita ai mezzi di comunicazione “tradizionali”, estende l’ambito di applicazione della disciplina sui dati personali nelle comunicazioni anche all'ambiente digitale. In particolare, differisce dalla più ampia GDPR (che regola la gestione generale dei dati personali) perché si concentra in particolare sull'utilizzo dei cookie. Il Regolamento ePrivacy richiede infatti che tutte le aziende debbano avere l'esplicito consenso degli utenti ad utilizzare i cookie e debbano fornire chiare istruzioni su come disattivare l'utilizzo di questo strumento per il tracciamento. Se da un lato il progetto è stato ideato dalla Commissione Europea con tutte le migliori intenzioni (proteggere la privacy degli utenti), il mercato è tuttavia preoccupato delle possibili conseguenze che la normativa potrebbe avere sul business pubblicitario su cui si fonda gran parte dell'editoria digitale. Per questo, 50 editori europei ed operatori del mondo pubblicitario hanno deciso di scrivere una lettera aperta alla Commissione Europea, chiedendo che la normativa venga rivisitata. Tra i partecipanti all'iniziativa, anche l'italiana FIEG e società internazionali del mondo della pubblicità digitale come Teads, Criteo e IAB Europe. In particolare, le società temono che il regolamento possa avvantaggiare sia società come Google, Facebook e Amazon, che utilizzano modalità diverse dai cookie per tracciare i loro utenti, sia i proprietari di browser, visto che la Commissione Europea ha suggerito che le modalità di autorizzazione (opt-in) dei cookie vengano gestite dalle Preferenze dei programmi di navigazione. Benefici che non avrebbero, invece, gli editori. "Questa misura - recita la lettera, accessibile a questo link - creerebbe un grande svantaggio per le aziende emergenti, riducendo la loro capacità di raccogliere pubblicità attraverso messaggi rilevanti e targettizzati. Ridurrebbe il potenziale investimento in giornalismo di qualità in Europa, impedendo agli editori e alle società media di costruire un rapporto di fiducia con i loro lettori e di commercializzare i loro contenuti". Con uno svantaggio, in ultima istanza, anche per gli stessi utenti, che non potrebbero più accedere a contenuti autorevoli. Non è la prima volta che l'industria si muove per portare a Bruxelles il proprio punto di vista sulla normativa. Lo scorso maggio una dozzina di editori, tra cui Guardian, Financial Times, Le Monde e Spiegel, avevano scritto una lettera al Parlamento Europeo sulla proposta del Regolamento ePrivacy di modificare la raccolta e l'utilizzo dei cookie e sulle possibili conseguenze per i loro modelli di business. E sul tema di è recentemente espressa anche IAB Italia, che insieme agli altri capitoli europei dell'associazione ha da tempo avviato un'opera di sensibilizzazione sulle istituzioni europee.

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