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19/03/2018
di Alessandra La Rosa

Pubblicità digitale, Amazon e Snapchat erodono quote al duopolio Google-Facebook

Intanto Twitter si prepara a bloccare le campagne sulle criptovalute. Questo ed altro nella nostra rassegna di oggi

Mentre Amazon e Snapchat cominciano a erodere budget pubblicitari al duopolio Google-Facebook e Twitter si prepara a bloccare le campagne sulle criptovalute, uno studio analizza la correlazione tra investimenti sui dati e vendite.

Digital adv, Amazon e Snapchat erodono quote al duopolio

Secondo stime internazionali, negli Stati Uniti l'avanzata di nuovi player come Amazon e Snapchat sta erodendo quote al predominio di Google e Facebook nel mercato della pubblicità digitale: lo scorso anno la fetta di investimenti pubblicitari destinati alle due società copriva il 58,5% del totale, mentre nel 2018 la quota sarebbe scesa al 56,8%. Amazon, in particolare, quest'anno arriverebbe al 2,7% di share del mercato adv digitale, percentuale che nel 2020 potrebbe salire fino al 4,5%. Leggi di più su eMarketer.

Tra i retailer vince chi investe sui dati

Uno studio di Salesforce e Deloitte rivela, nel mondo retailer, una correlazione tra investimenti sul fronte dati e performance di vendita. Secondo la ricerca, i rivenditori che mettono a punto forti strategie di data management, fornendo così ai propri consumatori esperienze su misura, sono quelli che hanno più successo in termini di business. Tuttavia, l'utilizzo di tecnologie avanzate come l'Intelligenza Artificiale per la raccolta e l'attivazione dei dati è ancora poco diffusa e considerata sfidante dalle aziende. Leggi di più su MarTech Today.

Anche Twitter blocca gli annunci pubblicitari di criptovalute

Dopo Facebook e Google, anche Twitter si prepara a bloccare gli annunci pubblicitari di criptovalute. La novità, che dovrebbe essere lanciata nelle prossime settimane, impedirebbe l'erogazione di campagne inerenti sistemi di pagamento in criptocoin, piattaforme di scambio e ICO (Initial Coin Offerings), ma sarebbero previste delle eccezioni. Come già nel caso di Google e Facebook, anche per Twitter dietro la mossa ci sarebbe l'intenzione di proteggere gli utenti da attività fraudolente. Leggi di più su Tearsheet.

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