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21/12/2017
di Cosimo Vestito

Ads.txt, migliaia di editori non lo implementano correttamente

Secondo una ricerca di Firstimpressions.io, numerosi siti elaborano i file testuali con errori che compromettono la remunerazione degli spazi pubblicitari. Cresce intanto il tasso di adozione dello strumento di IAB Tech Lab

Ads.txt continua a supportare con buoni risultati gli editori nella lotta contro le frodi pubblicitarie, tuttavia, come rivela Firstimpressions.io, molti di loro non stanno implementando correttamente lo strumento sviluppato da IAB Tech Laboratory. Secondo la società ad tech, migliaia di editori hanno degli errori nei file testuali da loro redatti, come refusi o sbagli nella sintassi, che non permettono ai loro venditori autorizzati di essere riconosciuti, con potenziali perdite per le testate stesse. Nello specifico, la ricerca, condotta su 30.000 siti, ha scoperto che circa il 15% degli editori che hanno adottato ads.txt ha commesso errori tali da compromettere la remunerazione.

Cresce il tasso di adozione di Ads.txt

A proposito della diffusione dello strumento, Google ha rilevato che 750 dei primi 2.000 siti web hanno installato ads.txt, un tasso di adozione del 38%, ma un altro studio eseguito da MediaRadar, che ha incluso nell’analisi altri 1.000 siti, ha scoperto che il tasso di adozione è solo del 20%. In altre parole, sembra che quasi tutti gli editori più piccoli collocati tra i primi 3.000 siti web non abbiano installato ads.txt. D’altra parte, rileva sempre Firstimpressions.io, nella classifica dei siti web fornita da Amazon i tassi di adozione stanno aumentando del 5% circa alla settimana. Sotto il profilo geografico, gli Stati Uniti vantano il tasso di adozione più alto con il 36% dei siti esaminati ad aver implementato ads.txt, seguono il Canada (29%), Australia (28%), Norvegia (28%) e Francia (28%). Il Regno Unito non figura tra i primi cinque Paesi.

Quanto costano le frodi pubblicitarie

Uno studio condotto da sedici editori internazionali (tra cui Business Insider, The New York Times, Turner, USA Today, The Wall Street Journal, The Washington Post e Watson Advertising) insieme a tre DSP, Amobee, DoubleClick Bid Manager e Quantcast, ha stimato che gli editori, a causa delle inventory video contraffatte, subiscono una perdita fino a 3,5 milioni di dollari al giorno, per un totale di 1,27 miliardi di dollari all’anno. Nel frattempo, IAB Tech Lab ha già sviluppato il successore di ads.txt. Si tratta di Ads.cert, uno strumento che autentica gli spazi pubblicitari attraverso l’utilizzo di informazioni crittografate.

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